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Sacha Sosno (Marsiglia 1937 - Monaco 2013)

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Sacha Sosno

Alexandre Joseph Sosnowsky, il cui pseudonimo è Sacha Sosno, nasce a Marsiglia nel 1937 da madre nizzarda e padre estone. Trascorre la sua prima infanzia nella capitale della Lettonia, Riga.

L’incontro con i nouveaux réalistes

Appena adolescente, nel 1948, incontra a Nizza il caposcuola dei fauves, Henry Matisse, rimanendo impressionato dall’uso violento e provocatorio del colore. Tuttavia maggiore influenza ha nella sua arte la conoscenza di Yves Klein e Arman nel 1956, in seguito alla quale egli distrugge le sue tele di chiara matrice astrattista. Klein in quel periodo si dedicava ai suoi monocromi che spesso esponeva al degrado degli agenti atmosferici come vento e pioggia; Arman alle sue “accumulazioni” di oggetti usati o da gettare. Entrambi gli artisti faranno parte del movimento Nouveau Réalisme, patrocinato nel 1960 dal critico Pierre Restany e sostenuto da giovani artisti francesi. L’ideologia del gruppo si fondava sul culto dell’oggetto inutile che conservava però una propria bellezza casuale e si poneva l’obiettivo di ridicolizzare la nuova società dei consumi. Nel giugno1961 Sosno pubblica sulla rivista Sud-Communications la sua teoria dell’Ecole de Nice, ovvero, per dirla alla maniera del nouveau réaliste Restany, “la poesia di una civiltà urbana”.

Il concetto di “obliterazione”

il concetto di obliterazione
Durante il servizio militare a Tolosa partecipa ad una campagna di scavi durante la quale viene scoperto il più grande sito francese di tombe gallo-romane. Nei primi anni ’60 lavora per la stampa e per alcune televisioni locali come fotografo, diventa reporter di guerra nei conflitti bellici in Irlanda, Bangladesh e Biafra. Dopo queste esperienze così intense Sosno ritorna alla pittura con le Fotografie Obliterate. Si tratta di ritratti, autoritratti, case, impressi su tela e parzialmente nascosti da stesure di colori acrilici (in genere giallo, rosso o nero) in forma di frecce, rettangoli o semplicemente pennellate sovrapposte. Tra questi Autoportrait, Portrait de Arman (foto a sx, 1975, acrilico su tela), Double Oblitération, Point subjectif rouge . Il concetto di “obliterazione”, che ricorre in tutta l’opera di Sosno, corrisponde all’occultamento del dato reale e può riassumersi nel suo pensiero di “nascondere per apprezzare il meglio delle cose”. A partire dal 1969 egli si trasferisce nel quartiere parigino di Montparnasse dove, qualche anno più tardi, si accosta al movimento dell’Art Sociologique cui prendono parte, tra gli altri, Bernard Teyssèdre, Gina Pane, Juan Rabascall, Jean-Paul Thénot, Alain Fisher, Fred Forest, Serge Oldenbourg, Nil Yalter. Gli artisti, ciascuno secondo le proprie modalità, si impegnano ad analizzare i legami tra l’arte e la società dei media. Nel tematizzare il processo di massificazione, la frattura tra arte e vita, l’isolamento dell’individuo, la corrente artistica intende elaborare una nuova forma di comunicazione che coinvolga maggiormente lo spettatore.

Nel 1974 Sosno vende il proprio studio parigino e compra una barca a vela per realizzare la traversata dell’Oceano Atlantico con la sua compagna Maschat. Espone a Porto e Caracas. Dopo il lungo viaggio durato tre anni si stabilisce a Nizza dove inizia a realizzare le sue prime sculture: Oblitérations de voiture. Queste sviluppano l’idea già presente in pittura e definiscono il linguaggio personale dell’artista. Come in Coupé grand air (o Oblitération d’un R4) del 1979, egli maschera con pieni e vuoti parti delle sue opere per lasciare allo spettatore la possibilità di immaginare l’assenza. Nello stesso anno realizza alcuni bronzi per la Lalit Kala Akademi di Nuova Delhi. Gli anni ’80 lo vedono impegnato in una crescente attività espositiva, prima a Nizza (1983), poi a New York (1985) e Parigi (1986), infine negli Stati Uniti (1989-90). Tra il 1986 ed il 1988 attua una serie di progetti che integrano la scultura con l’architettura. Insieme all’architetto George Marguerita realizza a Nizza l’ Hotel Elyseé Palace (foto a dx, 1987/88, bronzo e granito), un edificio di 28 metri di altezza decorato da un’immensa statua di bronzo centrale (19 metri) seminascosta e quasi inglobata nella facciata. Con tale iniziativa Sosno intende inserire le proprie opere in un contesto urbano, affinché lo spettatore possa fruirne in maniera del tutto libera e casuale. Il luogo deputato all’arte non è più il museo, ma l’esterno: una strada, una piazza.

Il richiamo del passato

Tra il 1993 ed il 1996 compie i suoi primi viaggi in Giappone, Corea, Canada e Grecia. Le sculture di questo periodo rappresentano il vuoto, la “non presenza” ottenuta con razionalità e rigore, elaborando gli archetipi dell’arte antica, dai greci a Michelangelo, sia per sfruttare la memoria collettiva che per ricordare come il nostro quotidiano sia radicato sul modello e sul pensiero classico occidentale. Ecco dunque che una colonna dorica si delinea ritagliata in una rigorosa lastra di bronzo o di marmo (3 Colonnes), la testa del David è chiusa in un impenetrabile cubo nella famosa serie delle Tête carrée, un rigido rettangolo ritaglia la perfezione del corpo di una Venere o di un Apollo (Variations pour un torse), creando quel vuoto interno che diventa luogo di riflessione ed immaginazione.

La Tête au carrée

Nel 2000 vince il concorso nazionale, finanziato dal Ministero della Cultura francese, per l’edificazione della Biblioteca Centrale di Nizza. Insieme agli architetti Yves Bayard e Francis Chapus progetta una scultura monumentale in alluminio, realizzata mutuando le tecniche di costruzione navale. La colossale Tête au carrée (foto a dx, 2006, alluminio), oltre ad essere l’opera più importante di Sosno appare come la prima scultura abitata del mondo. Contemporaneamente concepisce un nuovo ciclo pittorico: quello delle appropriazioni/obliterazioni di scenografie teatrali dal titolo Opéras. Le grandi tele rappresentano foreste, paesaggi, immagini talvolta celate dalla casuale caduta di un sipario. Ritorna il senso di occultamento delle pitture degli anni ’70, espresso mediante i motivi geometrici dai colori sgargianti che nascondono allo sguardo l’integrità dell’opera. In occasione delle Olimpiadi di Pechino del 2008 Sosno installa nel centro della città una delle sue monumentali creazioni: Un saut vers un matin serein. Le opere di Sosno sono attualmente presenti in tutto il mondo.

I contenuti sono stati curati dal dott. Gianluca Nava © 2015